Gli “Amici del Museo” portano inoltre in scena spettacoli di animazione all’interno del tessuto urbano, ricostruendo momenti del lavoro artigiano e contadino di un tempo, invitando il pubblico a rivivere empaticamente i mestieri che hanno caratterizzato i processi produttivi preindustriali.

Assistendo a queste folkloristiche manifestazione potreste imbattervi in alcune figure del tempo che fu…

Il Ciabattino

…non vi era buco o sgualcitura che questo maestro della scarpa, che allora era un bene prezioso, non riuscisse a sistemare. Risuolava e ricuciva scarpe da uomo, da donna e da bambino. Usava con maestria il suo caratteristico tricetto per tagliare, la raspa per lisciare, la lesina per fare i buchi e il punteruolo per allargarli, poi pinze, tenaglie, lissa, bussetto, marcapunti, tirasuole e una miriade di altri curiosi attrezzi.

Si proteggeva sempre la mano sinistra con una striscia di cuoio, il “manale”.

Il Fabbro

Picchiettava, tra lo scoppiettare del fuoco e il battere sul ferro.

La fucina arroventata era la sua casa, battendo con il martello il ferro sull’incudine e usando tenaglie e mazze. Il suo laboratorio era frequentato assiduamente da contadini che gli portavano da aggiustare piccoli strumenti da lavoro con parti in ferro: zappe, vanghe, roncole e molti altri. Solitamente il fabbro svolgeva anche le mansioni del maniscalco: per questo, aveva una forgia da trasporto, dotata del mantice in cuoio.

Nessun cavallo si rovinava gli zoccoli grazie ai ferro del nostro caro fabbro. E voi sapete perchè il ferro da cavallo porta fortuna?

Il Bottaio

Seduto sul cavalletto, dava la giusta curvatura alle doghe, asportando sottili strisce di legno per mezzo di un apposito coltello a due manici. La concavità era ottenuta con la lama a profilo convesso. Finito il lavoro, la botte veniva sciacquata e profumata con un infuso di vegetali.

Il lavoro del bottaio era indispensabile in un territorio collinare come il nostro, dove la vite era coltivata attivamente e la vinificazione impegnava in modo significativo.

La Sarta

Un lavoro di estrema precisione era quello che svolgeva la sarta.

Il Museo espone storiche macchine da cucire a pedali, una serie di ferri da stiro a carbone, a gas e conserva con cura molti capi di abbigliamento della moda di un tempo, compresa la biancheria. La sarta, nel suo laboratorio, che solitamente era la stanza più ospitale della casa, lavorava alacremente con ago, filo, gessetto, modelli di carta e forbici.

Si inginocchiava ai piedi delle signore, incontentabili. Silenziosa, attenta, bravissima, con tutti quegli spilli tenuti in bocca e usati per segnare difetti, stringere e attillare, sempre pronta a svolgere il proprio lavoro di artigiana ineccepibile.

Il Giocattolaio

Forza bambini e bambine accorrete che arriva il Giocattolaio con le sue scatole, che traboccano di trottole e pupazzetti!

Racchiude in sé l’abilità di molti “nonni” del passato che, nelle giornate di pioggia, sotto il portico o nella stalla, creavano oggetti semplici per far divertire i bambini: girandole, archi, trottole, fucili, lippe, camioncini e chi più ne ha, più ne metta.

Le cascine isolate, sparse nella campagna, o collegate alla periferia di centri abitati e sui pendii delle colline, ma anche i cortili umili di città ricevevano le visite periodiche di ambulanti che portavano a domicilio la competenza di mestieri all’epoca fondamentali.