Fin dalla nascita avvertiamo la presenza di suoni e voci più o meno confortevoli. Man mano che cresciamo impariamo a produrre sonorità semplici, ad esempio, battendo le mani seguendo il tempo di una melodia.
Ma quando per un bambino il concetto di musica si trasforma dal semplice gioco a studio complesso di strutture organizzate, di note e righe di pentagramma?

La musica viene presentata al bambino sicuramente dai genitori e parenti, prima con le classiche ninne nanne, filastrocche, melodie fischiettate. Poi tramite strumenti musicali dapprima giocattolo, dove il bimbo strimpella i suoi primi suoni e poi brani, per passare poi a strumenti veri e propri.

La ninna-nanna è il primo contatto sonoro tra la mamma e il bambino. L’analisi di questi canti evidenzia una duplice funzione: da una parte l’andamento melodico e il ritmo binario servono per cullare e fare addormentare il bambino, dall’altra attraverso le parole della ninna nanna, la mamma trova sfogo sulla dura condizione della vita quotidiana. I testi delle ninne nanne sono perciò di fondamentale importanza perché contengono descrizioni più o meno dettagliate sulla vita dell’epoca.

Come scrive Saffioti (cit. da Roveda) «il suo primo contatto con la musica e con la realtà che lo circonda proprio attraverso la voce della madre e delle donne di casa, in cui si dice che le «ninne nanne sono pressappoco tanto antiche quanto lo sono i bambini», e che i bambini sono critici severissimi, perché non si addormentano se non sentono il ritmo e il suono adatto.

Le filastrocche svolgevano soprattutto una funzione educativa, servivano cioè ad accrescere le conoscenze dei bambini. Alcune, per esempio, dovevano far apprendere i nomi delle parti del corpo o contenevano elenchi di oggetti: tutti strumenti per aiutare i bambini a dominare la realtà circostante.

Altre filastrocche servivano a tramandare le tradizioni che la comunità aveva elaborato. In Italia, tra la prima metà dell’ ‘800 e la seconda metà del ‘900, sono avvenute profonde trasformazioni sociali, tra cui col aumento del livello di istruzione, essa non è più affidata solo alla famiglia o agli anziani, ma alla scuola; il dialetto è quasi scomparso a favore della lingua italiana; per questi motivi i testi tramandati dalla tradizione popolare sono stati considerati meno importanti e la tradizione orale va perdendosi con il rischio di smarrire un patrimonio culturale.